Il caso Capannori – Estathé
Un avvenimento in qualche modo minore, non certamente adatto a riempire le prime pagine delle cronache nazionali, eppure quanto avvenuto attorno allo storico bicchierino dell’Estathé merita una menzione perché indicativo della nuova coscienza ambientale (soprattutto riguardo al problema dell’inquinamento provocato dalla plastica) e dei rinnovati rapporti tra aziende e consumatori in una nuova era della comunicazione, in cui l’utilizzo dei social è diventato rilevantissimo.
Protagonista 1: un comune virtuoso nella gestione dei rifiuti, come Capannori (Lucca), nella persona del sindaco Luca Menesini. Il Comune è punto di riferimento nazionale e internazionale per l’attuazione di corrette pratiche ambientali a seguito della sua adesione (primo comune d’Italia, nel 2007) alla strategia “Rifiuti Zero”. La sua “rivoluzione culturale” è nata con l’introduzione del sistema di raccolta “porta a porta” e nel pensare successivamente a un sistema circolare in cui il rifiuto da scarto può trasformarsi in nuova risorsa.
Protagonista 2: un centro di ricerca all’avanguardia, autentica eccellenza riconosciuta anche all’estero quale il Centro Ricerche Rifiuti Zero del Comune di Capannori, anche nella persona del Direttore Rossano Ercolini. Questi si occupa di rifiuti da quarant’anni, è presidente di associazioni (Zero Waste Europe e Zero Waste Italy), tra i fondatori della Rete Nazionale Rifiuti Zero, vincitore a San Francisco del Goldman Environmental Prize (Nobel alternativo per l’Ambiente) e autore del Manuale “Rifiuti Zero”, testo in cui illustra la raccolta differenziata porta a porta fino al compostaggio, il riciclo dei materiali e una nuova politica degli imballaggi.
Protagonista 3: una grande azienda, presente in ogni casa e famosa in tutto il mondo come la Ferrero, conosciuta principalmente per la Nutella ma titolare di una vasta serie di marchi, tra cui Estathé, probabilmente il più noto e storico marchio di tè freddo. La sua confezione bianca a bicchierino da 20 cl, dotata di apposita cannuccia, da anni identifica il prodotto e rappresenta una costante presenza tra gli scaffali dei punti vendita e nei bar.
I fatti: Per il terzo anno consecutivo, anche in questo 2019 il Centro Ricerche Rifiuti Zero e il Comune di Capannori hanno inviato una lettera alla Ferrero, nella quale hanno segnalato come lo storico bicchierino sia inquinante e difficile da riciclare poiché realizzato in poliestere C/PS90 (materiale plastico non riciclabile destinato alla discarica o negli inceneritori) chiedendo l’utilizzo di una versione più ecologica e non emblema, a loro dire, della cultura dell’“usa e getta”. I mittenti si sono poi messi a disposizione dell’azienda, affermando di aver già trovato alternative valide, realizzate in polpa di cellulosa e ritenute ecologiche, riciclabili e compostabili.
Il tutto è stato comunicato via social, condiviso dai follower e successivamente ripreso da quotidiani locali fino a giungere a una diffusione attraverso quotidiani nazionali nelle versioni web e cartacee.
L’eco mediatico dell’iniziativa (probabilmente più forte rispetto alle volte precedenti) ha contribuito a ottenere risposta dall’azienda, cui è stato dato rilievo. La Ferrero ha comunicato che è in corso una riflessione sulla riprogettazione degli imballi, non escludendo quello di Estathé, “partendo dai dati scientifici, analizzando le diverse opzioni e sperimentandone la reale riciclabilità tramite studi pilota condotti presso impianti di riciclo”. Il Centro Ricerche Rifiuti Zero è stato poi invitato presso la sede di Alba.
Cosa insegna questa storia, così apparentemente irrilevante ma, a ben pensare, ricca di spunti di riflessione?
Innanzitutto la forza dei social e il potere di un’informazione che parte dal basso e che permette a iniziative spontanee nate da gruppi di opinione di affermarsi e rendersi conoscibile, in virtù della bontà delle idee e della condivisione di quest’ultime.
Il secondo aspetto attiene più specificatamente alla rinnovata coscienza ambientale (chiamiamolo pure “effetto Greta”), che ha fatto tornare in primo piano un tema quale la sostenibilità, declinata nelle sue varie forme, tra le quali la salvaguardia del Pianeta dall’inquinamento dovuto alla dispersione nell’ambiente di enormi quantità di plastica costituisce uno delle più sentite.
È una vera e propria corsa da parte delle aziende a presentarsi in una veste “green”, a dimostrare di offrire soluzioni poco impattanti sull’ambiente, segno di una maggiore sensibilità da parte dei possibili consumatori, autorizzati a ricercare e segnalare situazioni critiche.
Ora questi ultimi sono loro stessi attori in grado di orientare le politiche delle aziende in maniera anche più massiccia rispetto alla singola scelta di acquisto.
L’argomento è caldo, l’attenzione è orientata su questi temi, i comportamenti difformi sono più facilmente segnalabili, anche dal basso tramite nuovi media e le aziende sono ora maggiormente esposte ai giudizi: sono questi gli aspetti che maggiormente risaltano da questa storia, e ancor di più se pensiamo da quanto tempo la confezione citata esiste ed è presente nella vita degli italiani.
Le battaglie “Davide contro Golia” un tempo non avevano ragione di esistere per la disparità di forze, mentre ora esiste un “Davide” più informato e con le armi per poter esprimere le proprie opinioni, argomentarle e non poter essere più ignorato.
Ora, ritornando al caso evidenziato, non sappiamo quale potrà essere il destino di quel bicchierino con la cannuccia: ci auguriamo che le parole affermate dalla Ferrero siano prese come un reale impegno e che queste comportino a breve confezioni nuove con materiali diversi.
Intanto, rinfrancati dai primi riscontri ottenuti da questa segnalazione, il Comune di Capannori e il Centro Ricerche Rifiuti Zero hanno già preannunciato via social nuovi prossimi casi su cui stanno posando le attenzioni e, di conseguenza, nuovi possibili destinatari di segnalazioni:
per questi nuovi fronti e per sviluppi del caso Ferrero non possiamo far altro che attendere.
Vittorio Guabello
AEG Corporation
MAG nr.6, novembre-dicembre 2019