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La Federazione Russa del Nuovo Millennio

Politica interna e geopolitica globale


La Federazione Russa del Nuovo Millennio è profondamente diversa da tutte le “Russie” precedenti, ma da ognuna ha attinto qualcosa per arrivare ad essere quello che oggi è.

Una Russia, dunque, certamente figlia del suo passato. Un passato denso e ricchissimo di storia, tra Impero, Dittatura del Proletariato e Liberismo “El’ciniano” (solo per citare tre dei passaggi più significativi). Un passato dal quale Putin ha cercato, e ancora cerca, di prendere tutto il necessario per riportare il suo Paese alla Potenza degli “anni che furono”.

Una Potenza in primis geopolitica, mai dimenticando però anche “l’aspetto interno”.

Questioni domestiche, infatti, da migliorare sensibilmente proprio a partire dalla situazione socioeconomica. A tal proposito, alcuni dati sulla Russia “interna”:

  • Prodotto Interno Lordo che si aggira intorno ai 1600 miliardi di dollari. Per un Paese di queste dimensioni e con ambizioni da Grande Potenza è una cifra da alzare considerevolmente, almeno tornando ai livelli “pre-Euromaidan”. [1]


Ciò si evince ancora meglio comparando il dato con queste altre Nazioni:

  1. Stati Uniti d’America: sopra i 20000 miliardi di dollari. Ciò significa più di dieci volte quello russo.
  2. Repubblica Popolare Cinese: circa 16000 miliardi di dollari.
  3. Area EURO: circa 14000 miliardi di dollari.
  4. Repubblica Federale di Germania: circa 4000 miliardi di dollari. [2]
  • Circa il 60% delle esportazioni complessive è composto ancora da carburanti, minerali e metalli. Un “salto di qualità” nei prodotti esportati, grazie ad una maggiore diversificazione e alla creazione in vari campi di prodotti a più alto valore aggiunto, è fondamentale per la crescita e il rafforzamento del Paese. A tal proposito, le considerazioni inserite nel rapporto “State of Commodity Dependence 2021” promosso dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) non lasciano spazio a dubbi: “L’Unctad considera un Paese dipendente dalle esportazioni di merci quando più del 60% del totale delle sue esportazioni è composto di materie prime e di prodotti agricoli. Più che una condizione, è una vera e propria “trappola”, che blocca la crescita di molte economie. […] La dipendenza rende i paesi più vulnerabili agli shock economici con inevitabili impatti negativi sulle entrate fiscali, sull’indebitamento e sullo sviluppo economico. […] L’Unctad (esorta) […] a migliorare le proprie capacità tecnologiche per sfuggire alla “trappola”. [3] [4]
  • Il “GINI Index” mostra come la Russia sia ancora un Paese fortemente diseguale, anche se rispetto agli ultimi dieci anni del XX secolo (periodo di privatizzazioni selvagge e sostanziale smantellamento dello stato sociale) la situazione è certamente migliorata. Più nel dettaglio, il “Statista Research Department” scrive così: “Russia’s Gini index score was measured at 37.5 in 2018. In the past two years, the indicator increased, showing higher inequality. Over the observed period, the highest Gini index in Russia was recorded at 41.3 in 2005 (nel 1996 ha toccato la punta di 46). A lower Gini index score indicates more equality in an economy, while a higher score implies more inequality”[5]. Ovviamente, con la pandemia la situazione non ha registrato miglioramenti apprezzabili.

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A tal proposito, le seguenti parole tratte da proposte di vari esperti del tema dovrebbero essere tenute maggiormente in considerazione: “Fiscal policy is a vital instrument for lessening inequality. The fiscal approach plays a role in guaranteeing macro-financial security and limits the challenges that lopsidedly hurt the burdened populace. Policy redistribution with other macroeconomic goals can improve the income value of the working class and in this manner bolster economic development. Fiscal formulations play a role in mitigating income inequality; however, the redistributive function of policy strategies could be strengthened by dependence on riches and property tax, increasing income tax assessment, reducing sharp practices of tax avoidance, improving social benefits while limiting productivity costs”. [7]

Per quanto riguarda la “questione geopolitica”, invece, le direzioni verso le quali si muove il Cremlino sono le seguenti:

  • Obiettivo principale: creazione di un mondo multipolare, in contrapposizione chiara a quello unipolare a guida USA sorto dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Obiettivo condiviso con vari attori sia regionali che globali, con la Repubblica Popolare Cinese che è una delle Nazioni più interessate al tema.
  • Impegno massimo verso l’ “Estero Vicino”, come dimostrato anche in questi giorni dall’attenzione particolare nei confronti dell’Ucraina. Il “pallino” della classe dirigente russa è infatti quello di tenere il più possibile distante la NATO dai propri confini e le tensioni dell’ultimo periodo Washington – Mosca – Kiev rispondono proprio a questa sentita esigenza del Cremlino. L’allargamento della NATO a vari Paesi ex-URSS durante gli anni ’90 del XX secolo e i primi anni 2000, infatti, è stato letto in Russia come un tradimento del più che verosimile “patto vocale” fra Gorbaciov e vari esponenti statunitensi di quel momento. Evenienza che nelle stanze dei bottoni di Mosca non vogliono veder ripetere.

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  • Ritrovato interesse verso “l’Estero Lontano”, sostanzialmente abbandonato da El’cin. Più nel dettaglio, sottolineo i seguenti casi:

Nel contesto latinoamericano e caraibico, Cuba e Venezuela traggono molti benefici dalla relazione speciale con la Russia. Ne è un esempio la cancellazione del 90% del debito de L’Avana con Mosca nel 2013 (circa 35 miliardi di dollari), risalente al periodo sovietico. Così come il volo dei bombardieri strategici russi Tu-160 in Venezuela nel 2018, con una triplice valenza: mostrare al mondo le capacità militari russe, segnalare che Mosca è tornata a giocare un ruolo globale e puntellare il traballante Governo Maduro (inviso alla Casa Bianca) nel “cortile di casa” di Washington.

Legame basato su interessi reciproci e, soprattutto, in funzione “anti – unipolarismo”, con la Cina. La partnership strategica Mosca – Pechino ha raggiunto livelli mai toccati in precedenza e le parole del Portavoce del Ministero degli Esteri Cinese Zhao Lijian di pochi giorni fa non lasciano spazio a dubbi sul prossimo futuro: “Non esiste limite, nessuna zona preclusa e nessun tetto alla cooperazione Cina – Russia”.

Rinnovato impegno in Africa, ad esempio con l’interventismo in Libia anche “utilizzando” i sempre più famosi contractors della Wagner in sostegno al Generale della Cirenaica Khalifa Haftar. Ma andando oltre, è possibile sottolineare anche il grande impegno nella fornitura di armi all’Algeria (circa 4 miliardi di dollari), all’Egitto (più di 2 miliardi), all’Angola (circa 250 milioni), alla Nigeria (circa 200 milioni), così come l’accesso russo a basi aeree in Madagascar, in Egitto e in Guinea. Una strategia a 360° per essere protagonista in un continente dalle immense potenzialità.


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  • Difficile relazione, come già accennato prima, con la NATO, gli USA e l’Unione Europea. C’è una competizione estrema in moltissimi campi e due visioni del mondo sostanzialmente diverse. È necessaria comunque una convivenza basata sul rispetto reciproco e la cooperazione, pena l’instabilità perpetua che danneggia prima di tutto i popoli della terra.

A proposito di instabilità, emblematica è la questione del Gasdotto “Nord Stream 2”, spiegata così da Aldo Ferrari, uno dei massimi esperti italiani del settore: “Per Mosca, la minaccia di uno stop al gasdotto Nord Stream 2 è l’ultimo atto di uno scontro sempre più aperto con un Occidente che, da parte sua, non tiene in nessun conto le esigenze di sicurezza della Russia. Gli avvenimenti di questi giorni si inseriscono e confermano la tendenza di un generale peggioramento delle relazioni osservato negli ultimi anni. Una deriva progressiva e che appare oramai irreversibile […]”. [10]

  • Rinnovato impegno nell’Artico, con lo scioglimento dei ghiacci che sta facilitando l’utilizzo per tutto l’anno di rotte commerciali impensabili fino a qualche anno fa. Non è un caso che il Presidente Putin, a Marzo 2018, si espresse con queste parole: “La Northern Sea Route è la chiave dello sviluppo dell’Artico russo e del Lontano Oriente”. [11]

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  • Impegno spaziale tornato ai livelli sovietici, in quanto “campo di battaglia” civile e militare sempre più decisivo. Una competizione fra grandi potenze, con l’intromissione sempre più pervasiva dei ricchi privati, che riguarda già oggi l’ “equilibrio strategico globale” e la capacità di sviluppo pacifico (o meno) negli anni futuri.

In conclusione, dunque, è possibile affermare che la Federazione Russa del Nuovo Millennio è un Paese che sta faticosamente ricercando una potenza perduta con la dissoluzione dell’Unione Sovietica.

Una potenza che passa forzatamente dalla riconquista di un ruolo geopolitico di primissimo piano, in grado di garantirgli un adeguato grado di sviluppo e benessere anche in un mondo ipercompetitivo come quello odierno.


Autore: Alessandro Fanetti – analista geopolitico e geoeconomico; scrittore


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[1] Con Euromaidan si fa riferimento alle proteste e agli scontri che colpirono violentemente l’Ucraina, portando al rovesciamento del Presidente filorusso Viktor Fedorovyč Janukovyč. Ciò ha innescato una crisi Occidente – Federazione Russa che, fra le altre cose, ha fortemente colpito l’economia del grande Paese eurasiatico.

[2] https://it.tradingeconomics.com/country-list/gdp

[3] https://www.notiziegeopolitiche.net/la-trappola-della-dipendenza-dalle-materie-prime/

[4] https://unctad.org/webflyer/state-commodity-dependence-2021

[5] https://www.statista.com/statistics/872875/gini-index-score-of-russia/

[6] https://www.indexmundi.com/facts/russia/indicator/SI.POV.GINI

[7] https://studycorgi.com/inequality-in-russia-causes-and-consequences/

[8] http://cografiharitalar.blogspot.com/2013/02/asya-kitasi-siyasi-haritasi.html

[9] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/russia-africa-whats-new-24400

[10] L’inverno tra Bruxelles e Mosca (campaign-view.eu)

[11] https://www.wired.it/economia/business/2018/10/08/artico-logistica-rotta-northen-sea-route-commercio-cina-russia/

[12] https://www.economist.com/the-economist-explains/2018/09/24/what-is-the-northern-sea-route

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