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L’Internazionalizzazione delle Imprese e la Chiave dell’Approccio Comportamentista: Un Viaggio nell’Interculturalità

L’attuale panorama economico mondiale è caratterizzato dalla globalizzazione, un fenomeno che ha reso il mondo degli affari più interconnesso che mai. Le aziende, grandi e piccole, si trovano costantemente a navigare in un mare di opportunità e sfide che, anche se vissute dal proprio ufficio,diventano internazionali.

Uber Eats ha cambiato ovunque il sistema di consegne da parte dei ristoranti come Uber stesso ha trasformato totalmente il mondo dei tassisti.
Seduti alla guida del loro veicolo stavano per essere travolti dall’idea di un imprenditore distante migliaia e migliaia di km.

In questo contesto, l’approccio comportamentista diventa cruciale per l’imprenditore moderno.
L’ asset maggiormente importante per il tuo business sei proprio tu con i tuoi pensieri, la tua storia, il tuo comportamento.
Non esistono periodi difficili o periodi eccezionali, esistono persone in difficoltà o persone eccezionali che si approcciano ai cambiamenti inevitabili di ogni periodo storico.

In questo articolo, esploreremo come l’internazionalizzazione delle imprese e la mentalità aperta all’interculturalità sono strettamente collegati, offrendo una prospettiva illuminante per gli imprenditori in un mondo sempre più globale.

Per comprendere appieno l’importanza dell’approccio comportamentista nell’internazionalizzazione delle imprese, dobbiamo innanzitutto analizzare il contesto globale in cui operano le aziende. La globalizzazione ha reso il mondo un luogo più piccolo, abbattendo le barriere geografiche e consentendo alle imprese di espandersi oltre i confini nazionali. Questo ha portato a un’accelerazione senza precedenti degli scambi commerciali internazionali, della circolazione di informazioni e del movimento delle risorse umane.
Non solo.
Ha portato la globalizzazione all’interno di ogni singolo cubicolo lavorativo di ogni azienda esistente al mondo.

Nel contesto di questa globalizzazione, le aziende multinazionali svolgono un ruolo centrale. Esse operano in diversi paesi, affrontando una complessità che va oltre la semplice gestione delle operazioni internazionali. L’ambiente commerciale globale è dinamico e mutevole, con mercati diversificati, normative complesse e culture aziendali eterogenee.
Al contempo anche la piccola e media impresa è diventata una multinazionale, a suo modo.
Sicuramente è accaduto per le sfide che si trova innanzi ogni giorno anche se la sua clientela è territoriale.

L’obiettivo dell’internazionalizzazione delle imprese è espandere le opportunità di mercato, diversificare il rischio e accrescere la redditività. Tuttavia, questo processo comporta una serie di sfide, non solo di natura pratica ma anche di natura comportamentale. Qui entra in gioco l’approccio comportamentista.

L’approccio comportamentista si basa sull’idea che il comportamento umano sia influenzato da fattori psicologici, sociali e culturali. In un ambiente internazionale, quest’approccio diventa cruciale poiché le imprese devono interagire con individui e culture diverse.
Questo è il punto dove, naturalmente, crollano quasi tutti.
Ogni Ceo e ogni management cede che il proprio approccio sia quello corretto, quello giusto e che interazioni inusuali siano profondamente sbagliate.
Non si tratta solo di comprendere come salutare un Ceo di una azienda giapponese prima di un meeting.
Questa situazione è chiara per tutti, visibile, impossibile da non notare.
Ma cosa succede nel momento in cui Amazon sbarca in Italia e il commerciante deve pensare come pensa Bezos alla guida del colosso che sta per distruggergli l’attività di famiglia che è in piedi da diversi decenni?

Un imprenditore che si muove nel contesto internazionale e nazionale deve sviluppare una serie di competenze comportamentali chiave:

Flessibilità Cognitiva: L’abilità di adattarsi e comprendere prospettive diverse è fondamentale. L’imprenditore deve essere disposto a mettere in discussione le proprie convinzioni e a considerare approcci alternativi. Deve inoltre pensare che non esiste giusto e sbagliato, non esiste buono e cattivo.
Bezos, appena citato, non è cattivo.
E’ il frutto di una società capitalista e aggressiva commercialmente come sono gli Stati Uniti.
Conquista il mercato, punta al monopolio e riduci all’osso i costi massimizzando i profitti.
Ovviamente, spazza via i concorrenti.
Se non comprendi questo mindset americano non vi sarà nessuna soluzione se non la chiusura e il fallimento di imprese e attività.

Empatia Culturale: Comprendere e apprezzare le differenze culturali è essenziale per stabilire relazioni solide con clienti, partner e dipendenti internazionali. L’empatia culturale aiuta a prevenire fraintendimenti e conflitti. La domanda che ogni imprenditore si può e, secondo me, si deve porre è “cosa posso apprendere da queste differenze?”

Comunicazione Efficace: La comunicazione interculturale richiede una comunicazione chiara e adattata al pubblico. L’uso di linguaggio non verbale e la consapevolezza delle sfumature culturali sono fondamentali. Studiare, apprendere, essere curiosi sono solo alcuni degli elementi necessari.

Gestione del Conflitto: In un contesto internazionale, i conflitti possono sorgere a causa di divergenze culturali o di interessi. La capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo è essenziale per il successo.
Ovviamente i conflitti peggiori saranno quelli del tutto inaspettati.

Apprendimento Continuo: L’approccio comportamentista implica una mentalità aperta all’apprendimento costante. L’imprenditore deve essere disposto a esplorare nuovi modi di fare affari, adattandosi alle condizioni di mercato in evoluzione. Studiare, ancora una volta, è la chiave corretta.

L’interculturalità è un concetto chiave nell’internazionalizzazione delle imprese. Significa abbracciare e valorizzare la diversità culturale come un’opportunità anziché una sfida. L’interculturalità richiede una mentalità aperta, una predisposizione a imparare dalle culture altrui e a integrare tali apprendimenti nelle strategie aziendali.
Ho imparato tutto questo aprendo imprese in Italia, Usa, Estonia, Singapore, India e alcune altre nazioni.
Ho dovuto imparare le differenze tra un meeting condotto in Cambogia piuttosto che in Guatemala o come gestire una differenza di opinioni con imprenditori messicani.

Uno studio condotto da Richard M. Steers, Carlos J. Sánchez-Runde e Luciara Nardon, pubblicato nel Journal of International Business Studies, sottolinea l’importanza dell’interculturalità nella gestione delle risorse umane nelle aziende multinazionali. Gli autori evidenziano come la capacità di comprendere e gestire le differenze culturali sia un fattore critico per il successo delle imprese globali.

Inoltre, il libro “Cultura e Organizzazione” di Geert Hofstede offre una profonda analisi delle differenze culturali nelle organizzazioni e come queste influenzino i comportamenti organizzativi. Questo libro fornisce un solido fondamento scientifico per comprendere l’interculturalità nelle imprese.

In un mercato italiano in continua evoluzione, l’internazionalizzazione delle imprese è una sfida e un’opportunità. Gli imprenditori che adottano un approccio comportamentista e una mentalità aperta all’interculturalità sono destinati a guidare il cammino verso il successo globale.
Al contempo per la cultura italiana, la cultura imprenditoriale italiana del tutto esterofila nella teoria ma diffidente e conservatrice nella pratica la globalizzazione rappresenta una sfida epocale alla pari di quella che il popolo italiano dovette affrontare alla caduta dell’impero romano d’occidente.


Author: Koan Bogiatto

“Koan Bogiatto ha esplorato circa 123 paesi in tutto il mondo e ha vissuto in Italia, Spagna e poi negli Stati Uniti, in Florida. È l’unico italiano ad aver ricevuto la prestigiosa Green Card per Realizzazioni Straordinarie e Individuo Eccezionale dal Governo degli Stati Uniti, nei settori dell’educazione e del coaching. In passato, Koan ha prestato servizio come consulente per eBay, INA Assitalia, Wind, 21st Century, Alviero Martini, Politecnico di Torino, IUM Monaco, Sai, Gruppo De’Longhi e Il Sole 24 Ore. È il fondatore di diverse aziende di successo in diversi settori, tra cui il coaching, l’educazione, l’immobiliare e il trading di criptovalute, per citarne alcuni.”


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