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Focus: Le industrie nel Canavese

Intervista a Cristina Ghiringhello, Direttore Confindustria Canavese, a cura di Bruno Carenini


La Dottoressa Cristina Ghiringhello appare la persona più indicata per completare il focus sulle specificità e le dinamiche industriali del territorio canavese, già iniziato da questa rivista nel numero precedente grazie all’apprezzato contributo di Luciano Iorio, amministratore delegato della Jorio Srl.

Dal 2014 a capo della Direzione di Confindustria Canavese, nel corso della sua carriera ha ricoperto vari ruoli nel gruppo Adecco, fino a diventare Direttore Generale di Adecco Formazione in Italia. Prima di entrare nella squadra di Confindustria Canavese, ha ricoperto per diversi anni il ruolo di Direttore Generale prima e Amministratore poi di Forema, la società di Formazione di Confindustria Padova, ed è anche consigliere di amministrazione di Unimpiego, agenzia per il lavoro del sistema Confindustria nazionale.


Le turbolenze politiche estive non hanno apportato benefici alla fragile situazione del mondo imprenditoriale in generale. Seppur su due piani differenti, anche gli imprenditori canavesani nell’immediato dopoguerra (ottobre 1945) non poterono contare su nessun aiuto dal governo centrale ma diedero vita a quella che oggi, è ancora una solida realtà di interscambio tra le stesse imprese e anche le Istituzioni territoriali e nazionali. Direttore, può spiegarci l’umore reale degli imprenditori canavesani in questo momento di complessità dei mercati?

L’imprenditore italiano, che sia alla guida di una medio-grande o una medio-piccola azienda, è per natura molto concentrato sul proprio core business, a produrre, a investire, a innovare e a tenere i conti in ordine. Le turbolenze economico-finanziarie, spesso frutto anche di instabilità politica, certamente preoccupano il mondo imprenditoriale. In Italia, ormai da un po’ di anni, conviviamo tutti quanti con un’instabilità di Governo, ma non dimentichiamo che le imprese made in Italy (e di queste fanno parte anche un buon numero di industrie canavesane) hanno un tasso di export elevato, per cui l’attenzione dei nostri associati è rivolta tanto alla situazione italiana quanto a quella internazionale. Esistono certamente a livello nazionale problematiche legate a un’imposizione fiscale elevata e a un processo di burocratizzazione tortuoso, che rendono complessa la gestione dell’impresa. Nonostante questo, il Sistema Paese continua a fare un grande affidamento sul proprio assetto industriale, capace di innovare e di promuovere nel mondo prodotti e servizi altamente competitivi e di grande qualità e facendo dell’Italia il secondo Paese manifatturiero d’Europa.


In cosa consiste l’attività di direzione di un’associazione così importante?

Dirigere una territoriale di rappresentanza imprenditoriale qual è Confindustria Canavese significa principalmente mantenere alto il livello di ascolto e di dialogo con le imprese, per capirne i continui bisogni, sostenerle e supportarle nel loro sviluppo in Italia e all’estero. In questo modo si organizzano i servizi per le imprese, gli incontri, dibattiti, convegni, assemblee e visiting tour che danno all’imprenditore la possibilità di confrontarsi costantemente con chi fa ricerca e sviluppo d’impresa. La nostra Associazione territoriale ha una storia molto particolare perché è un unicum all’interno del Sistema confindustriale. Siamo dentro alla città metropolitana di Torino ma siamo nati dalla volontà di Olivetti e altri imprenditori canavesani, nel 1945. Allora I modelli d’impresa di Fiat a Torino e Olivetti a Ivrea erano molto distanti, motivo per cui a Ivrea nacque una rappresentanza di territorio a sé stante. Ivrea, recentemente riconosciuta Patrimonio Unesco come Città Industriale del XX Secolo, ha una gloriosa storia d’impresa che oggi va raccontata con il giusto orgoglio e con la consapevolezza che il binomio Impresa-Comunità debba continuare a far parte della visione imprenditoriale 4.0. Siamo un territorio di eccellenze prototipali e di settori trainanti come l’informatica, l’elettronica e la meccatronica tipiche della zona di Ivrea e il settore automotive (soprattutto stampaggio a caldo) per l’alto Canavese più vicino alla città di Torino.


Cristina Ghiringhello
Cristina Ghiringhello

Il divario aperto tra domanda e offerta in termini qualitativi nelle risorse umane aziendali resta uno dei principali problemi irrisolti nel mondo del lavoro. È solo una questione di incomunicabilità o di effettiva carenza di preparazione del mondo scolastico?

Il tema è molto più complesso di quanto appare: in questi anni, anche grazie agli innumerevoli progetti promossi da Confindustria, si è lavorato molto per ridurre il gap tra domanda e offerta. Da una parte le aziende italiane, e canavesane in particolar modo, hanno iniziato a comprendere che per essere più attrattive verso il capitale umano devono raccontarsi di più, comunicare per ingaggiare. Dall’altra serve una sempre maggiore conoscenza della tipicità industriale di un territorio: il Canavese, ad esempio, negli ultimi anni ha lavorato per sviluppare sinergie e forti collaborazioni con gli ITS e il Politecnico di Torino, questo per riuscire a soddisfare le esigenze delle imprese pronte ad assumere personale altamente specializzato. È innegabile che, geograficamente, il Canavese paghi uno scotto legato alle proprie infrastrutture materiali che rendono non facile il raggiungimento di alcuni siti produttivi. Sono temi questi che non possono essere risolti da un solo soggetto economico o di rappresentanza, serve un sistema unito e di negoziazione istituzionale.


Si parla molto di Industria 4.0 con la tecnologia protagonista. Le macchine, i robot, dialogano tra loro ma pare, nel nostro Paese, che imprenditori e dirigenti siano meno propensi a svolgere operazioni In team, a valutare la sinergia come strategia vincente. A che punto siamo con questa evoluzione culturale?

Il tema delle sinergie è certamente fondamentale anche a livello industriale, per un territorio come il nostro ancora di più. Non a caso Confindustria Canavese è da sempre impegnata nel creare spazi e momenti di dialogo e di confronto tra gli imprenditori e nel supportare progetti di collaborazione come le reti d’impresa. Negli ultimi anni se ne sono costituite diverse in Canavese e questo ha consentito alle imprese di poter essere più unite e forti nella competizione globale. L’esperienza di Industria 4.0 ha insegnato quanto, nonostante l’innovazione tecnologica spinta, le imprese abbiano una continua necessità di personale altamente specializzato. La nuova cultura d’impresa non può in alcun modo prescindere dall’uomo e dalle sue abilità.


La vicinanza con Confindustria Torino è ingombrante sul piano della visibilità ma, a volte, la dimensione strutturale non incide sulla qualità del prodotto. Cosa vi distingue tangibilmente dai vicini torinesi e perché un’impresa dovrebbe scegliere Confindustria Canavese anziché Torino pensando magari sia maggiormente strutturata?

Ogni territorio ha caratteristiche industriali proprie e ciascuna associazione di rappresentanza localmente è in grado di conoscere e rispondere al meglio alle esigenze dei propri imprenditori. Ma, proprio nell’ottica di quanto si diceva prima, non servono muri ma ponti di collegamento per condividere esperienze e culture industriali che, proprio per tipicità geografica, possono generale un valore da conoscere e condividere. Come già spiegato, siamo nati per visioni diverse d’impresa, oggi la situazione è diversa. Torino è la città metropolitana più grande d’Italia e la vicinanza alle imprese per noi è fondamentale. Due sedi su questo territorio sono necessarie per creare luoghi di servizi e aggregazione per gli imprenditori, ma starà a loro decidere se creare un’unica grande Associazione o mantenere la loro attuale autonomia seppur all’interno dell’unico grande marchio confindustriale.


Come esercita Confindustria il ruolo di partner nell’individuare problematiche ma soprattutto nell’offrire soluzioni?

Ritorno su quanto dicevo prima, ovvero l’ascolto e il dialogo con le nostre imprese sono elementi basilari per rispondere in modo adeguato ai loro bisogni. Poi, ovviamente, servono le risposte, ovvero servizi e consulenze realmente efficaci e tempestive. Questo è il nostro DNA come associazione territoriale di Confindustria.


Potrebbe darci un macro identikit dell’industria territoriale canavesana?

L’industria canavesana negli anni è molto cambiata, siamo passati a livello occupazionale da un 80% assorbito da un’unica grande azienda, la Olivetti, a un 80% diluito in tante piccole e medie aziende che producono, innovano e internazionalizzano. È cambiato quindi l’assetto industriale, contraddistinto oggi nei settori dell’informatica, dell’ICT, della meccanica, della meccatronica, dell’elettronica, ma anche nel macro mondo delle automotive e nel settore dello stampaggio a caldo. Un tessuto manifatturiero di qualità e ad alto valore tecnologico che favorisce il processo di internazionalizzazione e di export. Infine, è cresciuto il settore turistico e di servizi alle imprese, con un’offerta legata soprattutto alle dimore nei castelli di cui la nostra zona è ricchissima.


Lo sguardo editoriale sempre rivolto ai giovani, non mi sottrae dal chiederle come agiscono le nuove generazioni di imprenditori dentro l’Associazione. Hanno realmente maggiori opportunità di crescita e motivazione?

Gli organi intermedi, quindi il Gruppo Giovani Imprenditori come quello che rappresenta la Piccola e Media, sono un motore importante della nostra associazione, così come il lavoro svolto dagli imprenditori rappresentanti del mondo dell’ICT, della Meccanica, del Turismo, dell’Imprenditoria femminile. Ciascun settore ha esigenze e motivazioni che cerca di esprimere nel miglior modo possibile attraverso una continua osservazione e studio dei bisogni delle imprese e proposte reali ed efficaci utili a far comprendere tematiche e agevolare il confronto e il dialogo esperienziale. Oggi gli imprenditori non hanno moltissimo tempo da dedicare alle attività delle associazioni a cui aderiscono, per questo serve molta concretezza e una rotta coerente che vada incontro, aiutandoli, alle loro reali necessità. I Giovani Imprenditori sono da sempre il nostro link diretto con la scuola e l’università, luoghi per eccellenza di innovazione, studio e ricerca.


Nel chiudere questo prezioso scambio di opinioni, debbo però ricordare che Ivrea è terra olivettiana. Tracce di un imprenditore capace e umano sono ancora oggi rilevabili nel mondo globale d’Impresa. Cosa resta di quella bella avventura e come Confindustria Canavese mantiene e tutela quel patrimonio?

Il nostro territorio e la nostra Confindustria fondano le proprie radici grazie ad Adriano Olivetti e grazie alla visione di un imprenditore illuminato che ha saputo coniugare i risultati di un’impresa con il benessere del territorio ove questa impresa risiedeva. Oggi rimane un deposito di conoscenze importantissimo, testimoniato sia da ciò che oggi ancora è tangibile, dalle architetture olivettiane, al racconto storico del tempo, ma soprattutto si continua a respirare quella visione che fu di Adriano, dove il benessere di un’impresa era necessariamente legato al benessere delle sue persone e della comunità.


Grazie del suo contributo e buon lavoro.


Bruno Carenini

Partner

AEG Corporation


MAG nr.5, settembre-ottobre 2019

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