Imprenditore, eroe del nostro tempo
“Ahi fiacca Italia, d’indolenza ostello”
V. Alfieri
Non fosse stato un drammaturgo ma un imprenditore, oggi Alfieri avrebbe l’ardire di riempire piazze con la frase in oggetto e, magari, sorridendo tra gatti e sardine necessari solo a distogliere l’attenzione dai problemi veri di un Paese in difficoltà.
Questi imprenditori, a testa bassa, proseguono nelle loro attività, combattono un sistema Paese che non solo li penalizza in competitività internazionale ma li corrode al midollo attraverso costo del lavoro, burocrazia e tassazione fuori controllo.
Forse, qualche anno fa, far le valigie e migrare verso Paesi accoglienti in bassa tassazione e mano d’opera era vizio di forma, a volte con l’aggravante di incentivi, ma oggi è una visione di salvezza salutare, umana ed etica.
Se la memoria non tradisce, le ultime importanti politiche industriali le abbiamo vissute negli anni’80. Poi il vuoto retorico, senza distinzione del colore ideologico sorgente, del potere legislativo.
Quanto ancora potrà resistere un tessuto industriale privo di costruttivi percorsi di crescita e sostegno?
Perché, se ripercorro la storia delle politiche industriali, intravedo solo negli anni ’60/70 azioni verso il reale valore economico del Paese, ovvero, piccole e medie imprese artigianali, industriali, commerciali. Trovo invece, a copertura degli ultimi cinquant’anni del secolo scorso, politiche di elargizione di miliardi statali ad aziende come la storica Fiat e le tante altre: contributi, privilegi, sostegno pubblico nell’espansione e nei ruoli internazionali.
Certo, grandi aziende in grado di dare occupazione a migliaia di persone ma… La somma degli occupati nelle migliaia di PMI a quanto ammontava? Quanta genialità e capacità risiedeva nelle menti dei nostri imprenditori locali? Investire su di loro, sulle passioni ed idee che ne accompagnavano i successi prevaricando a volte anche i confini, non sarebbe stato più efficace? Un’equa distribuzione del sostegno non avrebbe forse impedito la fuga di ingenti capitali dalle famiglie più “in” italiane a scapito poi di interminabili ricorsi a casse integrazioni?
Son certo, le risposte si allineano al mio pensiero.
Ma, oggi, i casi di cui si parla (e soprattutto Alitalia) non solo risentono di politiche inadeguate (o frettolosamente decise per far opportuna cassa elettorale) ma rimettono a decisioni che non hanno il coraggio di emergere, ancora una volta per l’indolenza di una politica asservita ad un sistema oramai sordo e cieco a qualunque sprone di cambiamento radicale.
L’assistenzialismo, figlio dell’appunto indolenza decisionale, stride con l’audacia, la motivazione e la perseveranza di imprenditori ancora al timone di aziende perennemente in balia delle turbolenze dei mercati e della noncuranza istituzionale.
Allora penso a quei giovani straordinari che, in virtù dei passaggi generazionali o delle loro nuove avventure imprenditoriali, attraverso eccellenti start up tecnologiche gradirebbero essere presi in considerazione, supportati e magari agevolati da azioni concrete, fatti ed investimenti economici ma anche strutturali, perché il ruolo delle PMI italiane possa di nuovo significare “eccellenza, creatività, genialità” e soprattutto capacità di fare impresa.
Bruno Carenini
Partner
AEG Corporation
MAG nr.6, novembre-dicembre 2019